La pietra e gli ornamenti

Un itinerario attraverso il Barocco nel Vallo, dalla magnificenza della Certosa di Padula, alle cappelle ed ai palazzi gentilizi di Sala Consilina, sino ai piccoli tesori di Buonabitacolo e Sanza, strettamente legati alle esperienze certosine.

Stravagante, ampollosa, artificiale, sbalorditiva. Con questi aggettivi per lungo tempo si è liquidata l’arte barocca, finché, svincolandosi dall’estetica classicista, è stata posta la debita attenzione a questo periodo artistico, non più inteso come una bizzarria vacua e senza senso.
Sicuramente molte di queste riserve sono tuttora percepibili; è tuttavia probabile che proprio «[...] il nostro tempo, di nuovo aperto alle attrazioni “superficiali”, trovi una nuova chiave di lettura per quest’epoca così ricca di suggestioni [...
]» (Borngässer 2004).

L’arte barocca si rivolge agli osservatori cercando di impressionarli e di coinvolgerli emotivamente attraverso il pathos teatrale, gli effetti illusionistici, il dinamismo delle forme, che si manifestano sia nelle espressioni architettoniche che in quelle figurative, sovente compresenti.

L’ornamento pittorico e la scultura sono spesso parti integranti dell’architettura, generando uno sfarzo che celebra il potere temporale e la Chiesa, ma in un modo che non è mai dissoluto, bensì sempre soggetto a rigidi schemi, dovendo l’arte non solo impressionare ma anche trasmettere dei contenuti simbolici. 
La Certosa di S. Lorenzo a Padula è un esempio di come lo sfoggio materiale si manifesti e si contrapponga alla gravità di una fede profonda, espressa dalla pietra plasmata da architetti e scultori. 
Questo monastero, fondato nel basso Medioevo, subì tra ‘600 e ‘700 una splendida metamorfosi, dovuta all’ingegno di personalità quali Cosimo Fanzago, Gaetano Barba, Gian Domenico Vinaccia, che ne fecero il monumento più insigne dell’intera provincia insieme al duomo di Salerno.
Grazie alla Certosa, in epoca barocca il Vallo di Diano visse di luce propria, diversamente da zone periferiche limitrofe che rimasero culturalmente attardate. 
La presenza di grandi artisti, unita al protrarsi dei lavori nel tempo, trasformò il monastero in una sorta di “campo-scuola”, in cui si formarono le botteghe locali, che misero poi in opera gli insegnamenti ricevuti nei paesi circostanti, arricchendoli di piccoli tesori ancora oggi poco conosciuti.

I Certosini aristocratici, colti e sempre informati sulle trasformazioni in corso in Europa vantavano larghi possedimenti nel Vallo e ne determinarono lo sviluppo artistico e culturale: essi emersero come i maggiori committenti della zona, essendo venuta a mancare la grande feudalità, con la scomparsa nella seconda metà del ‘500 della potente famiglia dei Sanseverino. Anche i piccoli centri del Vallo, soprattutto in seguito alla ripresa economica del ‘700, subirono un ammodernamento, direttamente proporzionale in termini di ornamenti alle disponibilità finanziarie messe in gioco. A dare un nuovo aspetto agli abitati fu più un’architettura di trasformazione che di fondazione.
Gli edifici religiosi furono soggetti a rifacimenti, così da assumere una veste “moderna”, con il ricorso a stucchi, affreschi, tele dipinte, maioliche, legni intarsiati. Gli edifici civili furono arricchiti di elementi architettonici sapientemente scolpiti nella pietra locale ad opera degli abili scalpellini della zona, tra cui si distinsero quelli padulesi, noti anche al di fuori del Vallo. 
L’itinerario proposto è volto a scoprire i fasti del barocco valligiano.
Partendo da Sala Consilina si scende verso sud facendo tappa alla Certosa di Padula e quindi a Buonabitacolo e Sanza. Ovviamente non si esauriscono qui i monumenti barocchi del Vallo: ogni paese custodisce almeno un’opera o un edificio di rilievo appartenente a questo periodo storico.