Polla

La visita di Polla inizia dalla frazione S. Pietro, così da ripercorrere la storia di questo insediamento dai tempi più antichi. Per raggiungere questa località, dall’uscita di Polla dell’autostrada A3 si prenda la SS19 seguendo le indicazioni per la cittadina. 
Giunti ad un incrocio con semaforo, si svolti a sinistra (in direzione opposta rispetto a Polla) e poi di nuovo a sinistra prendendo Via Garibaldi; la seconda traversa a destra di questa strada conduce alla Chiesa di S. Pietro
In corrispondenza di questo piccolo borgo si trovava il pagus forensis, un villaggio con una piazza forense, sorto in epoca romana all’imboccatura della valle come stazione stradale e centro di scambi lungo la via che da Reggio andava a Capua. L’esistenza del foro è attestata in una famosa epigrafe oggi murata presso la non lontana Taverna del Passo, ma che sappiamo giacere all’inizio del XVI secolo presso la chiesa omonima del borgo.
La localizzazione del foro è rafforzata dalla presenza di colonne ed altri materiali romani reimpiegati nella chiesa, nonché da una rampa di quattro gradini di età antica - scoperta in uno scavo compiuto nel 1955 di fronte all’edificio religioso - che ha fatto pensare alla presenza di un podio appartenente forse ad un tempio (Bracco 1962).

Del villaggio, ricordato ancora in un’iscrizione del 323 d.C., si perdono le tracce nell’alto Medioevo, quando le invasioni che seguirono il crollo dell’Impero Romano ne resero difficile la vita, determinandone forse l’abbandono.
L’insediamento si sarebbe ripreso più tardi, quando sul sito romano sorse un monastero dedicato a S. Pietro, attestato per la prima volta in un documento del 1086 (in cui viene donato da Asclettino conte di Sicignano all’Abbazia di Cava dei Tirreni).
La Chiesa di S. Pietro presenta, nelle absidi rettangolari poste alla fine delle tre navate, i resti di un ciclo pittorico trecentesco emerso in seguito a recenti restauri ed appartenente ad una maestranza formatasi a Napoli nell’ambito della cultura giottesca. Tali decorazioni pongono l’edificio su un piano diverso rispetto ad una qualsiasi chiesa rurale, tanto che ne è stata ipotizzata la funzione di monastero di famiglia dei signori di Polla, che ne furono forse i fondatori ed a cui rimasero legati anche dopo la sua donazione all’Abbazia di Cava.

Nell’abside di sinistra le due figure maschili inginocchiate ai lati di una sinopia, rappresentante la Madonna in trono con Santi, sono state identificate nei committenti: Antonio Sanseverino - più anziano a destra - ed il figlio Tommaso, che erano al tempo signori di Polla. Il saio che veste Antonio è stato spiegato in segno di espiazione, volendo i Sanseverino riannodare i legami con i benedettini di Cava, a cui avevano cercato più di una volta di sottrarre il casale (Vitolo 2001). Nell’abside centrale compaiono invece scene della Passione.
S. Pietro, al pari dell’insediamento romano, fu soggetto ad un alterno destino: la via Reggio-Capua che lo lambiva portò nei momenti di pace contatti e cultura; nei momenti critici scorrerie e devastazioni, che distrussero più volte il borgo fino al suo abbandono nel ‘500, durato più di due secoli. 
Riprendendo Via Garibaldi a sinistra e percorrendola per poco più di 500 m si raggiunge la Taverna del Passo  presso la quale in un cippo moderno è murata l’antica epigrafe sopra menzionata detta Elogio di Polla ( Percorrendo l’Antica via Popilia-Annia).
La taverna dal bel cortile interno in cui un tempo si trovava la fontana oggi di fronte all’ingresso, fu voluta nel ‘600 dall’Universitas di Polla - ovvero dal Comune insieme al feudatario Camillo Villano - come luogo di sosta e di ristoro, ove tenere una fiera settimanale, riprendendo in tal modo le funzioni esercitate dall’antico foro romano (Abbate 2003).

Ritornando verso l’abitato di Polla, si può parcheggiare la macchina subito dopo il ponte che scavalca il fiume Tanagro. Da qui si può salire a piedi nella piazza principale, detta oggi dei Parlamenti, cuore del castrum Pollae, il centro fortificato menzionato per la prima volta in un documento del 1086. Della cinta muraria turrita, che cingeva la sommità della collina, non rimane quasi nulla: persa la sua funzione difensiva, in parte crollò a causa di terremoti, in parte fu demolita per riutilizzare il materiale lapideo; oggi a ricordarla sono solo alcuni nomi delle strade (Porta del Rosario, via del Portello, ecc.). La piazza fu a lungo il centro della vita religiosa e politica della cittadina.

Qui infatti si tenevano le assemblee civiche e qui convissero la comunità religiosa greca e quella latina, raccolte rispettivamente attorno alle chiese di S. Maria dei Greci e di S. Nicola dei Latini. La cultura ed il rito bizantino furono introdotti dai monaci italo-greci nell’alto Medioevo; mentre la progressiva rilatinizzazione delle istituzioni religiose fu favorita prima dai Normanni e poi dagli Angioini. Le due comunità coesistettero, forse in competizione anche culturale, sino alla seconda metà del ‘500, quando le disposizioni diocesane a seguito della Controriforma imposero alle chiese di conformarsi al rito latino.

S. Maria dei Greci , attualmente chiusa, è una delle aule religiose più antiche di Polla, ricostruita in seguito al terremoto di fine ‘600. S. Nicola dei Latini 4, menzionata per la prima volta nel 1383, fu ristrutturata nel ‘500, epoca a cui risale il portale con i due leone stilofori (di cui quello di destra mostra il sole, emblema di Polla) sormontato da una lunetta con scolpito S. Nicola dotato di mitra, pastorale e Vangelo. All’interno sono custoditi alcuni pregevoli dipinti. Avendo alle spalle la chiesa si imbocchi una delle traverse a sinistra, così da raggiungere S. Nicola dei Greci 5, chiamata dagli abitanti Santu Niculicchio, per distinguerla dalla prima, che fu costruita probabilmente in aperta competizione con l’edificio religioso greco più antico.

Quest’ultimo, distrutto dal terremoto del 1980, è oggi utilizzato come suggestivo auditorium. Da notare è il bel portale cinquecentesco, che presenta scolpiti sugli stipiti il grano e l’uva, simbolo del mistero eucaristico, e al centro dell’architrave lo stemma con una torre e dei gigli, proprio della famiglia Mansione, probabile committente del restauro.Sopra il portale, posto tra due angeli, un pellicano nutre i propri piccoli, allegoria della Chiesa, che alimenta i propri figli.

Svoltando a destra si arriva al Palazzo Baronale  ricostruito insieme all’intero paese da Giovanni Villano in seguito al devastante terremoto del 1561.
Da qui continuando a salire si raggiunge il Convento di S. Antonio . Fondato nel 1541 con un incantevole chiostro, fu trasformato in un vero e proprio scrigno d’arte nel Seicento grazie a numerosi artisti chiamati ad operare nella chiesa. Di particolare spicco sono le opere dei siciliani: frate Umile da Petralia e Michele Ragolia.
Il primo fu artefice dell’emozionante crocifisso in legno d’ulivo, visibile a sinistra poco prima del presbiterio (1636); il secondo realizzò la quadreria del soffitto, straordinaria pinacoteca sospesa dalle quaranta tele con scene del Vecchio e Nuovo Testamento (1666). 
Per la decorazione della cupola fu scelto un pittore napoletano: Nicola Sorrentino (1681), il quale fece conoscere a Polla la nuova maniera napoletana di Luca Giordano e diede vita ad una composizione vorticosa, che imita gli spericolati “sfondati” delle cupole barocche (Abbate 2004).

Conclusa la visita al convento, i veri appassionati d’arte non possono lasciare Polla senza aver cercato di visitare la Cappella di S. Antuono , oggi privata, posta lungo la SS 19 nella località omonima a sud dell’abitato verso Atena. 
Questa chiesetta conserva nell’abside i lacerti di ben due cicli pittorici sovrapposti. La decorazione più recente, risalente al XV secolo, raffigura nella calotta un Cristo Pantocratore, che sovrasta delle figure aureolate alquanto sbiadite: essa potrebbe aver riprodotto nei soggetti e nella struttura iconografica la decorazione più antica.
Di quest’ultima rimangono nell’emiciclo sei apostoli nell’atto di benedire, che sono stati datati nel XII secolo e rivelano uno stile bizantineggiante, reinterpretato in maniera autonoma (Lucherini 2002). 
Proseguendo sempre sulla SS 19 si può raggiungere la tappa successiva: Padula.