Sala Consilina

Terminata la visita di Teggiano, possiamo spostarci sul versante opposto del Vallo, dove si trova il maestoso e sfortunato Castello di Sala.
Divenuto parte dei possedimenti dei Sanseverino, spalleggiò le ribellioni dei baroni ma con fine infausta.
Fu infatti distrutto per ben due volte: in seguito alla congiura del 1245 da Federico II, che poi lo ricostruì, e nel 1497 da Federico d’Aragona, come castigo esemplare nei confronti dei baroni insubordinati, sconfitti con l’espugnazione del Castello di Diano. Fu quindi nuovamente ricostruito nel XVI secolo dalla principessa Filomarino. 
Per visitarlo si deve lasciare Teggiano in automobile, imboccando la strada verso Sassano; raggiunta la frazione Silla di Sassano si svolti a sinistra, oltrepassando il ponte sul Tanagro, e si seguano le indicazioni per Sala Consilina centro.

Raggiunta Piazza Umberto I si risalgono le Vie Grammatico e Costantino Gatta; al termine di quest’ultima strada inizia un sentiero, percorribile solo a piedi, che conduce al castello. 
Esso un tempo imponente, si adagia sul colle che sovrasta il paese, a controllo della strada Reggio-Capua e del passo che immetteva nella contigua Val D’Agri.
Secondo la tradizione, fu costruito da Roberto Guiscardo dopo la conquista del principato di Salerno nel 1076; ma è probabile che il suo impianto originario sia precedente all’epoca normanna.
In origine l’intero pianoro doveva essere occupato da case e fortificato con muri di cui oggi rimane solo il fortilizio estremo posto sul lato più stretto e scosceso.
I resti visibili sono costituiti da torri circolari e da parte del maniero con il cortile, circondato da un alto muro perimetrale e dotato di una cisterna per la raccolta dell’acqua.
La Chiesa della Madonna di Castello fu inserita in epoca moderna, quando il fortilizio aveva perso ormai la sua funzione difensiva. 
Il castello era protetto da ben cinque ordini di mura, potenziate da torri merlate, che andavano digradando fino all’abitato, come si desume chiaramente dalla preziosa incisione settecentesca di Costantino Gatta e dai resti delle torri visibili lungo le pendici, nonché da quelle inglobate nelle abitazioni di Sala Consilina, corrispondenti alla linea difensiva più bassa.