Sulle colline dell'Antica Consilium

Lasciata l’automobile nel parcheggio presso la Certosa di Padula, la passeggiata inizia davanti all’ingresso del monastero, con un primo tratto di strada asfaltato ed un po’ trafficato, in direzione Padula. All’incrocio si gira a destra verso il cimitero e dopo circa 800 metri si prende una leggera discesa sulla destra che conduce al Convento di S. Francesco.
Sulla piazzetta vi è un nodoso, vecchio tiglio che in primavera profuma l’aria, antico almeno quanto i pini, i vitigni e gli alberi da frutto del settecentesco giardino del convento, che si estende al di là del cancello.
Il monastero fu fondato nel 1380 da Giovanni Tommaso Sanseverino - discendente del più noto fondatore della Certosa - ed affidato ai Francescani nel 1422. Nel corso del tempo subì numerosi interventi di ristrutturazione - specialmente in epoca barocca - che non hanno tuttavia alterato la struttura gotica ad archi ogivali. 
L’aula, riccamente decorata da affreschi e stucchi settecenteschi, opera di Anselmo Palmieri e Francesco De Martino, è preceduta da un portico e presenta una sola navatella laterale a sinistra, che ospita sei cappelle votive. In una di queste cappelle, dedicata a S. Anna, sono state scoperte al di sotto di decorazioni posteriori delle pitture quattrocentesche.
Il chiostro a destra della chiesa trasmette il silenzio spirituale dei padri francescani ed è decorato da esili colonnine con i capitelli che presentano gli stemmi dei nobili del tempo. 
Oggi il convento contribuisce a mantenere viva la tradizione locale: alcune signore di Padula vi si incontrano per ricamare tovaglie, corredi e paramenti ed i fondi raccolti dalla vendita vengono devoluti in beneficenza.
Si provi a suonare alla porticina che si trova sul lato destro della chiesa, così da visitare il convento e fare qualche acquisto inaspettato.

Ritornati sulla strada principale ci si inoltra per il cimitero di Padula e giunti all’ingresso si gira a destra su una stradina sterrata, seguendola per trecento metri circa ed arrivando di fronte al cancello di una proprietà privata; 
si costeggia la recinzione attraversando un campo di olivi e si segue la riva di un fosso in secca nel periodo estivo: in pochi minuti si incontra la strada sterrata che sale all’antica Cosilinum.

Dopo circa quaranta minuti di cammino la salita ciottolosa spiana e si nota in una parete rocciosa la tamponatura in pietra calcarea di una grotta: è il piccolo Santuario di San Michele alle Grottelle, meta ancora oggi di pellegrinaggio. Questa chiesetta, di proprietà privata, è normalmente chiusa, eccetto la terza domenica di giugno in cui ricorrono i festeggiamenti di San Michele; per poterla visitare si deve quindi prendere contatto in anticipo.Scarse sono le notizie circa le origini religiose di questo sito; probabilmente il culto cristiano dell’Arcangelo Michele sostituì un rito pagano dedicato ad Attis, signore delle forze sotterranee, come indicherebbe la posizione della grotta, ubicata sotto le rovine di Cosilinum, ed un’epigrafe inserita sino a qualche decennio fa nel muro di cinta del santuario (oggi nel deposito della Certosa).

Nella spelonca si possono individuare due ambienti: nel primo a sinistra, costituto da una rientranza nella parete rocciosa, sono visibili due affreschi con l’Incoronazione della Vergine e la Vergine purpurea, databili tra la fine del ’300 e l’inizio del ‘400. Il secondo ambiente, a cui si accede da una piccola apertura nella roccia poco oltre, costituisce la cappella vera e propria; essa ospita il monumento funebre dell’abate Brancaccio (†1538) e - dietro ad uno stonato altare moderno - un’interessante edicola, affrescata nel secondo quarto del XV secolo con rappresentati nella nicchia Giacomo Apostolo e scene dei suoi miracoli (i miracoli di San Giacomo), nonché gli apostoli nel sottarco, ed i diaconi S. Stefano e S. Lorenzo con la graticola sugli stipiti.

Riprendendo la salita verso il colle della Civita, ci si imbatte nei resti dell’antica Cosilinum. Questo insediamento sorse probabilmente nel IV secolo a.C. per difendere la popolazione che viveva ancora sparsa nei villaggi e si rifugiava entro la cinta con gli animali nei momenti di pericolo.
La vera urbanizzazione dovette avvenire coi Romani nel II secolo a.C. Chi non è “addetto ai lavori” potrà forse rimanere un po’ deluso dagli esigui resti della cinta muraria in opera poligonale e delle cinque torri, che si confondono tra la vegetazione; ma senz’altro il posto ed il panorama che da qui si gode sull’intero Vallo valgono la passeggiata!
Nel Museo Archeologico della Lucania Occidentale, ospitato in Certosa, si trovano epigrafi ed elementi architettonici e scultorei, provenienti da Cosilinum e dal territorio circostante, che attestano una città strutturata, dotata di terme, di un tempio e di un teatro.

E’ auspicabile che in un prossimo futuro vengano fatte delle campagne di scavo, per far luce sulla storia di questa città, colmando le lacune delle fonti scritte.
Per avere una visione d’insieme dell’antico colle, si può seguire uno dei tratturi che in pochi minuti porta sulla collina di fronte, in località Riparossa.
Da qui, volendo fare una deviazione, si può proseguire il sentiero che arriva con mezz’ora circa di cammino tra le ginestre in un grazioso agriturismo in mezzo alla natura in località Alvaneta, dove rifocillarsi ed ottenere ulteriori informazioni sulla zona. Se invece si desidera proseguire il cammino ormai intrapreso, dopo aver girovagato alla caccia dei ruderi di Cosilinum, è necessario riportarsi sul sentiero principale.

Da qui si scende fino al torrente Fabbricato, un po’ più a monte del lavatoio pubblico, per poi risalire all’ombra di una pineta frutto di passate forestazioni e dell’infestante robinia-pseudoacacia nelle forre. Ogni tanto si incontra qualche cascinale e degli ovili con stazzi in pietra a secco; si continua a salire senza lasciare il sentiero fino alla strada asfaltata per Mandrano a quota 900 metri. A questo punto si scende per un centinaio di metri fino al primo tornante e ci si immette a destra sulla larga sterrata del Postale; la si segue per quasi 1 km e quindi si svolta a sinistra. Da ora in poi si scende solamente, si lasciano tutte le biforcazioni sulla sinistra, ammirando le case di Padula abbarbicate sul Colle, che guardano i campi del Vallo di Diano.

Quando si giunge in una zona sassosa, ravvivata dall’inusuale presenza di cipressi sparsi qua e là, si è giunti a Serra di San Leonardo. Qui si può apprezzare il “fuori scala” della Certosa rispetto alle più piccole architetture circostanti ed il desertum, quel giardino al di là dello scalone ellittico, dove i monaci si ritiravano in una preghiera quasi ascetica. 
A questo punto si scende sulla strada asfaltata e si prende la sterrata sulla destra, che conduce - in località S. Giovanni in Fonti - al Battistero di Marcellianum nascosto tra i campi. Visitarlo è un’emozione, per l’antichità dell’aula eccezionalmente fondata su una fonte perenne, che scorre al suo interno in un gioco d’acqua e di luce soffusa. Marcellianum fu il sobborgo della romana Cosilinum ed acquisì una particolare importanza in epoca tardo-antica per essere un luogo sacro di grande rilievo e per ospitare, in settembre il giorno di S. Cipriano, una delle più importanti fiere dell’Italia meridionale.
In un’epistola Cassiodoro nel 527 d.C. descrisse l’amenità del sito, menzionando il Battistero costruito sulla sorgente “dall’acqua chiara come un giorno sereno” ed ammirando la vasca lustrale nella quale i catecumeni venivano battezzati per immersione durante la sacra notte, corrispondente alla vigilia dell’Epifania o forse della Pasqua.

 

Percorso 1

Tempo di percorrenza: 4 1/2 h circa
Dislivello: q332 m Q420m; quota max 900 m.
Grado di difficoltà: turistico
Comuni attraversati: Padula
Periodo consigliato: tutto l’anno
Percorso: partendo dalla Certosa di S. Lorenzo, si raggiunge sulla strada asfaltata il Convento di S. Francesco presso Padula; da qui, sulle orme degli antichi tracciati, si sale all’Eremo di San Michele alle Grottelle ed all’antico insediamento di Cosilinum, per poi ammirare dall’alto di Serra di San Leonardo una bella veduta sulla Certosa; si inizia quindi a scendere dirigendosi ad uno dei più antichi battisteri della cristianità, S. Giovanni in Fonti, per  ritornare lungo una strada pianeggiante alla Certosa.
Note: il sentiero non è segnato; per visitare il santuario di S. Michele alle Grottelle bisogna prendere contatti in anticipo