Un viaggio dagli Alburni al Cervati

Camminare… questa è la parola d’ordine con cui intraprendere un viaggio lento ed accurato nel versante occidentale del Vallo di Diano, scoprendo una terra quasi incontaminata che racconta del passaggio di popoli antichi e disarma per la sua natura prorompente e sovrana.

In prossimità delle cime innevate tra gli Alburni ed il Cervati si ammira il rarissimo volteggiare dell’aquila reale; nelle limpide acque che attraversano le vallate nuota la lontra; lungo le coste del Tirreno, all’ombra delle torri che avvistavano i Saraceni, cresce la primula di Palinuro.
Mare e monti, compenetrandosi, danno vita al Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, una delle aree naturali protette più estese e complete in Italia per l’assortimento degli ambienti, per la varietà della fauna e della flora ricca di specie endemiche, per la presenza di testimonianze storico-artistiche, tanto da essere riconosciuta nel 1998 dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità (congiuntamente alla Certosa di Padula, nonché ai non lontani siti archeologici di Velia e Paestum).
In questa cornice si inseriscono i paesi ad ovest del fiume Tanagro, che dalle ultime propaggini degli Alburni si susseguono con alterni paesaggi fino al complesso del Monte Cervati.
Da nord, attraverso l’altopiano degli Alburni, si scoprono vari tipi di faggeta e in inverno si possono scorgere sulla neve fresca le orme del lupo. 
Scrutando tra i faggi si vedono notevoli esemplari di tasso, i tipici aceri di Lobel ed i rari abeti bianchi. In primavera si ascolta l’inconfondibile richiamo del picchio nero, che lascia tracce evidenti del suo passaggio sui tronchi degli alberi, ed uscendo dal bosco si cammina su erbosi pascoli fioriti. Scendendo si attraversa la Sella del Corticato, che da sempre offre ad uomini e animali una delle poche possibilità di attraversare questo versante.
La depressione posta tra il Monte Motola ed il Cocuzzo delle Puglie presenta il tipico habitat assistito dall’uomo, con pascoli in cui si incontrano mandrie allo stato brado e piccoli coltivi d’altura. Sui prati di notte è possibile incrociare oltre alla lepre italica, volpi, faine e qualche rapace. All’alba si può ascoltare il canto della coturnice e se si alzano gli occhi al cielo è facile scorgere il gheppio librarsi quasi immobile nell’aria.
A sud domina il complesso del Cervati, che contrasta con le vicine montagne del Gelbison e del Centaurino ammantate da foreste, per le sue vette spoglie a causa della natura carbonatica delle rocce che, seppure non consente lo sviluppo del bosco, dà origine a casi strabilianti di carsismo come l’Affondatore di Vallivona.
 Si propone un itinerario naturalistico in sei tappe che parte dalle Grotte di Pertosa e giunge sul Monte Cervati presso Sanza. Ciascuna tappa richiede una giornata di cammino ed è percorribile anche separatamente, partendo dai  piccoli ma accoglienti centri storici che lambiscono il Parco del Cilento e Vallo di Diano.