Presentazione

La dimensione comprensoriale in materia di Protezione Civile per il Vallo di Diano trova sostegno in numerose iniziative oltre che nell’omogeneità dell’ambito territoriale dichiarata e riconosciuta in più livelli e strumenti di pianificazione/programmazione territoriale.  Il Vallo di Diano, infatti, inteso come ambito territoriale che vede insieme 15 Comuni della Provincia di Salerno ovvero i Comuni di: Atena Lucana, Buonabitacolo, Casalbuono, Monte S. Giacomo, Montesano sulla Marcellana, Padula, Pertosa, Polla, Sala Consilina, San Pietro al Tanagro, Sant’Arsenio, San Rufo, Sanza, Sassano, Teggiano e istituzionalmente coincidente con la Comunità Montana Vallo di Diano, sin dal 1960 è oggetto di letture territoriali di livello sovracomunale. Il processo di riconoscimento e reciproca collaborazione dei Comuni dell’ambito e con la Comunità Montana Vallo di Diano in maniera costante si è protratto nel tempo investendo, tra i tanti ambiti tematici, anche il tema della Protezione Civile il quale, alla data odierna trova, un punto di riconoscimento formale sia nel Piano Comprensoriale che in quello Comunale di Protezione Civile direttamente interagenti tra loro diretta conseguenza della gestione associata delle funzioni comunali tra le 16 Amministrazioni sopra indicate [ Visualizza la Convenzione ].

La Regione Campania ha finanziato tre interventi:

- nell’Asse 1 del P.O.R. F.E.S.R. 2007-2013, Obiettivo specifico 1.B “Rischi Naturali”, O-biettivo Operativo 1.6 “Prevenzione dei rischi naturali ed antropici”  - "#EmergenzaDiano - C.O.M. 13"
- nell’Asse 1 del P.O.R. F.E.S.R. 2007-2013, Obiettivo specifico 1.B “Rischi Naturali”, O-biettivo Operativo 1.6 “Prevenzione dei rischi naturali ed antropici”  - "Sede Comprensoriale di Protezione Civile - C.O.M. 13"
- nell'Asse 5 del P.O.R. F.E.S.R. 2007-2013, Obiettivo Operativo 5.1 E - Government ed E - Inclusion -"S@VE - protezione dell'ambiente per la gestione ed il controllo del territorio, valutazione e gestione delle emergenze per il comprensorio del Vallo di Diano"
 

A livello normativo, l’assetto intercomunale della protezione civile è espressamente previsto dal Decreto Legislativo 31.3.1998 n. 112 “Bassanini”, all’articolo 108, che per i comuni prevede espressamente che essi provvedano “alla predisposizione dei piani comunali e/o intercomunali di emergenza, anche nelle forme associative e di cooperazione previste dalla legge 8 giugno 1990, n. 142, e, in ambito montano, tramite le comunità montane, e alla cura della loro attuazione, sulla base degli indirizzi regionali”. Anche il Dipartimento della Protezione Civile non trascura di richiamare gli enti locali alla necessità di sopperire alle difficoltà dei singoli enti con un impulso sull’esperienza di condivisione di risorse e procedure.
È evidente che gli elementi che tengono unite e che rafforzano le piccole realtà locali sono individuabili nella vicinanza geografica ma anche nella consapevolezza di appartenere a un territorio che presenta le stesse problematiche e gli stessi bisogni.
Si tratta di un orientamento, comprensibilmente, condivisibile sia se osservato dal punto di vista dell’omogeneità delle caratteristiche territoriali e di rischio dei comuni associati, sia se considerato da quello della ovvia convenienza economica e funzionale della scelta di associarsi.
E’ tuttavia una scelta che presenta meccanismi delicati di organizzazione in ragione della sostanziale indelegabilità di alcune funzioni decisionali quali quelle appartenenti ai singoli sindaci sul piano della responsabilità penale, civile e amministrativa dei propri atti urgenti e delle proprie decisioni di protezione civile soprattutto quando prese in modo svincolato da un procedimento amministrativo ordinario, quale quelle assunte nella veste di Autorità Comunale di Protezione Civile ai sensi dell’articolo 15 della legge 225/92.
Infatti, se sul piano della delegabilità delle funzioni sindacali si può dire che è sempre possibile delegare ad un assessore le “politiche” di protezione civile, così come è possibile affidare a uffici singoli e associati la gestione amministrativa e contabile del settore, è improponibile d’altra parte pensare di poter alleggerire o addirittura deresponsabilizzare in tutto o in parte le funzioni di enorme rappresentatività che il primo cittadino porta su di sé in ordine alla tutela immediata della sua popolazione, e soprattutto se in favore di una struttura che può situarsi addirittura al di fuori della struttura municipale e dagli stessi confini amministrativi del comune.
Ciò lascia intendere come alcune attività di informazione e assistenza alla popolazione siano svolte presso ciascun comune. Da ciò la necessità di declinare la dimensione sovracomunale in materia di Protezione Civile in un insieme di azioni, atti, indirizzi, forme gestionali ed operative capaci di sviluppare un sistema solidale, a livello comprensoriale, maggiormente efficace ed efficiente, senza con questo incidere sui livelli di responsabilità diretta dei sindaci.
Di sicuro i sottoelencati elementi rappresentano sicuramente i principali vantaggi/obiettivi di una dimensione comprensoriale di Protezione Civile:

  • - la lettura unitaria del territorio dal punto di vista dei rischi e lo stesso linguaggio di comunicazione e rappresentazione
  • - la condivisione delle risorse possedute per farne valore aggiunto in occasione di gestioni di crisi in uno o più comuni interessati del comprensorio
  • - il supporto ai singoli sindaci come alla più ampia realtà intercomunale
  • - la creazione di meccanismi comuni di monitoraggio
  • - la creazione di modelli di coordinamento delle risorse umane e in particolare del volontariato
  • - la pianificazione comune della protezione del cittadino
  • - le economie di scala.


Nello specifico questa dimensione comprensoriale per il Vallo di Diano si sostanzia:

  • - nell’ambito territoriale di riferimento;
  • - nel modello e nelle strutture operative che a livello comprensoriale affiancano e assistono i comuni sia in fase di normalità che in fase di allerta (COM, Ufficio Comune, SOI);
  • - nel linguaggio con cui il territorio è analizzato ed è rappresentato, al fine di definire un patrimonio unico di base, in termini di linguaggio e procedure, che possa agevolare il dialogo ed i modelli di intervento tra più comuni limitrofi investiti da un evento calamitoso;
  • - nel raccordo dato, a livello comprensoriale, affinché le risorse di protezione civile possano assumere una loro specificità ed una specifica regolamentazione e gestione, funzionali ai fini della protezione civile, all’interno degli strumenti urbanistici comunali.

Ma non solo, infatti  la componente comprensoriale del Piano di Protezione Civile si spinge, sull’intero Vallo di Diano, nell’effettuare delle valutazioni per i vari rischi sui possibili scenari che coinvolgono almeno due o più comuni, al fine di focalizzare l’attenzione su quelle porzioni di territorio e su quelle risorse da mettere in sinergia nel fronteggiare eventi che, comprensibilmente, non tengono conto dei limiti amministrativi.

Tutto ciò di fatto rappresenta la COMPONENTE COMPRENSORIALE DEI PIANI DI PROTEZIONE CIVILE PER I COMUNI DEL VALLO DI DIANO la quale si configura come cornice di riferimento all’interno della quale si attesta il piano di protezione civile comunale di ciascun comune; la dimensione comprensoriale dei Piani di Protezione Civile è molto di più di una somma di singoli piani comunali.

Lo stesso linguaggio di comunicazione, l’esistenza di strutture di livello sovracomunale capaci di esplicare quel ruolo di raccordo e di dialogo, operativo e gestionale, indispensabile ai fini della condivisione di strumenti e risorse, in modo mutualistico e solidale, le valutazioni sulle portate dei rischi considerando ambiti territoriali reali e non forzatamente vincolati dai rigidi confini amministrativi, rappresentano l’innovativo ambiente di lavoro e di azione comune per tutti i comuni del comprensorio.

Fatta questa doverosa premessa sul significato attribuito alla dimensione comprensoriale del Piano, la stesso è parte integrante di ciascuno dei Piani Comunali di Protezione Civile aggiornati per singoli i Comuni del Vallo di Diano.

IL VALLO DI DIANO QUALE AMBITO OMOGENEO

Come già anticipato uno dei fattori fondamentali per intraprendere un percorso di associazione di funzioni e servizi di livello sovracomunale, tra cui la Protezione Civile, è l’ambito territoriale di riferimento.
Preliminarmente, infatti, si ritiene indispensabile descrivere lo scenario fisico, geografico ed amministrativo in cui si opera, al fine di evidenziare quei caratteri di omogeneità che contraddistinguono e rafforzano l’azione di livello comprensoriale sostenuta, in materia di Protezione Civile, per il Vallo di Diano.
Il Vallo di Diano comprende 15 comuni montani e parzialmente montani, di media dimensione, della provincia di Salerno, a sud della Regione Campania; ricopre una superficie di circa 718 Kmq e conta una popolazione di 61.321 abitanti, con una densità demografica inferiore alla media provinciale.
Esso è rappresentato da un esteso fondovalle occupato dal fiume Calore-Tanagro orientato in direzione NO-SE e da porzioni di rilievi appartenenti agli imponenti massicci della Maddalena e del Cilento, che lo delimitano rispettivamente a Nord-Est e a Sud-Ovest.
Ricco di risorse storiche, culturali e naturalistiche-ambientali, è inserito nel  Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano e si configura come cerniera ambientale tra questo e il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese della vicina Basilicata; si contraddistingue per una vocazione prevalentemente rurale e per caratteristiche socio-economiche che in maniera quasi omogenea descrivono l’ambito.
La sua favorevole posizione geografica, di cerniera amministrativa verso la Basilicata e canale di accesso alla Calabria, è ulteriormente agevolata da una facile percorribilità e accessibilità garantite dall’attraversamento longitudinale dell’autostrada del Sole A3, in senso nord-sud, e dalla strada statale S.S. 19.
I nuclei insediativi si dispongono, prevalentemente, lungo la fascia altimetrica pedemontana,  compresa tra i 600 ed i 700 m s.l.m, con una diffusione insediativa perlopiù concentrata lungo le principali vie di comunicazione del territorio; i suoi valori paesaggistici ed ambientali, seppure compromessi da un uso disattento e conflittuale del territorio, continuano ad esplicare la loro valenza; la sua varietà orografica, infatti, è accompagnata da una altrettanta diversificazione vegetazionale e faunistica, tipica dell’Appennino Meridionale; dal fondovalle all’alta montagna si susseguono colture di cereali, vigneti e frutteti, pascoli e boschi che offrono un variegato spettacolo di colori; ad arricchire questo sfondo la natura calcarea dei rilievi montuosi ha consentito lo sviluppo del fenomeno carsico con la presenza di numerose grotte sotterranee tra le quali, la più importante, quella dell’Angelo di Pertosa; il battistero paleocristiano di San Giovanni in Fonte (costruito su di una sorgente) e la Certosa di San Lorenzo, insieme al patrimonio storico-artistico “minore” e alle caratteristiche perlopiù inalterate dei borghi storici, evocano la forte valenza storica del Vallo di Diano.
Questa lettura territoriale, fondata su caratteri di identità ed unitarietà, è avvalorata e trova riscontro nelle recenti iniziative di pianificazione territoriale intraprese a livello regionale e provinciale.
Nel PTR Regionale (L.R.13/2008) il Vallo di Diano è identificato come STS Vallo di Diano a vocazione Rurale Culturale B1. Questa importante lettura data dal PTR Regionale trova un suo primo momento di rafforzamento nel PTCP della Provincia di Salerno (D.C.P. n°15 del 30/03/2012), tra i primi ad essere approvato nel contesto Regionale.
Infatti per il Vallo di Diano si ha una perfetta coincidenza tra STS e Ambito Identitario, denominato “La Città del Vallo di Diano” il cui indirizzo strategico è quello della messa in rete delle risorse urbane, naturali e culturali.
La coincidenza delle due letture territoriali, in continuità con le numerose iniziative comprensoriali intraprese nel corso egli anni, costituiscono i capisaldi di questa lettura sovracomunale.